Cosa vorrei sapere prima di andare in terapia.


Rispondo alle vostre curiosità sul lavoro dello psicologo e alle domande che spesso non osi chiedere 🍀.


 

FAQ

 
  • Lo psicologo custodisce il segreto professionale ovvero non può raccontare ciò che rivela il paziente, eccetto in rarissimi casi (es. quando è in pericolo la vita del paziente stesso o di terzi).

    Può confrontarsi con colleghi o altri specialisti (es. psichiatri) qualora riscontrasse la necessità, i quali a loro volta saranno vincolati al segreto professionale.

  • Di solito non si accetta di lavorare con parenti stretti (es. fratelli, coniugi) o amici molto intimi perché questo potrebbe alterare la verità soggettiva e compromettere la libertà di espressione sia del paziente che del terapeuta, influenzando l’autenticità della relazione.

    A chi dovrebbe credere il terapeuta se emergono versioni opposte sulla medesima situazione emotiva? L’alleanza e la fiducia incondizionata è alla base del processo terapeutico ed è presupposto per un buon percorso!

    Ovviamente questo non vale per amici di amici o persone con le quali si intraprendono relazioni meno significative e di conoscenza. In tal caso via libera al passaparola e al suggerimento del professionista competente che ti sta seguendo!

    Diverso è il caso di terapie di coppia o familiari dove il terapeuta prende in carico tutto il nucleo.

  • Assolutamente si! Non sempre è così ma personalmente ritengo la terapia personale una parte necessaria per svolgere un buon lavoro con i propri pazienti. Un terapeuta sostenuto sarà un terapeuta in grado di sostenere, un terapeuta che non viene lasciato solo e che chiede aiuto sarà un terapeuta in grado di non lasciare soli i suoi pazienti.

    Lavorare con l’umano è difficile e mai scontato e lo psicologo entra nella relazione con tutto sé stesso, quindi è importante che sappia riconoscere la propria emotività e le sue parti di ombra e di luce, accogliendole nella storia della sua vita e differenziandole da quella del suo paziente.

  • Questo elemento è molto variabile, di solito si decide insieme in base agli obbiettivi e ai bisogni emergenti portati dal paziente. Nessun terapeuta terrà pazienti che non hanno più bisogno di continuare il percorso!

  • I costi nel privato sono a discrezione del professionista ma si possono modulare anche in base alla condizioni economiche del paziente in talune occasioni. Tendenzialmente hanno un prezzo medio compreso tra i 40 e i 70 euro a seduta. Il consiglio comunque è investire sul proprio benessere e crescita interiore!

  • Il primo colloquio è un dialogo in cui cominciare a presentarci vicendevolmente. Paziente e terapeuta cominciano ad ascoltarsi attraverso le sensazioni prima che attraverso le parole ponendo le basi per gli incontri successivi.

    Potrai conoscere il professionista sia per come lavora che come persona. Probabilmente il terapeuta ti chiederà il motivo per cui ti rivolgi a lui/lei e gli obbiettivi che vorresti raggiungere e ne discuterete insieme.

    É il primo passo di un percorso e puoi concederti di viverlo come tale con quella dose di agitazione, paura ed euforia di tutte le prime volte: iniziando a raccontarti piano piano per come ti senti comodo emotivamente e facendoti stimolare dalle domande che potrà rivolgerti il professionista, potrai a tua volta fare domande e esprimere i tuoi dubbi o i tuoi bisogni.

  • Generalmente no: la relazione terapeutica è molto diversa da quella amicale dove esiste un reciproco scambio confidenziale.

    Alle volte può succedere che il terapeuta senta importante raccontare qualcosa di sé e della sua vita (il gergo tecnico si chiama self disclosure) oppure si apra su cosa sta percependo in quel momento nel sentire il paziente raccontare. Ma è importante sottolineare che quando lo fa l’intento è sempre terapeutico e di sostegno al paziente!

  • Lo psicologo ascolta attivamente e in modo empatico e generalmente non offre consigli. All’inizio potrà essere molto frustrante per te non avere risposte alle domande “Che devo fare?” “Cosa è giusto per me” ma questo succede perché nessuno al di fuori di te stesso può sapere cosa è giusto per te.

    Lo psicologo potrebbe solo dare consigli su ciò che è giusto per sé ma credi che ti servirebbe davvero?

    Potrete però guardare insieme alla tua storia, alle tue difficoltà e ai tuoi vissuti in modo nuovo. Per incrementare la consapevolezza e permetterti di trovare da solo dei consigli utili da dare a te stesso. Non esistono strategie tout a court e sicuramente non può sapere quali siano quelle buone PER TE.

    Perché non scoprirle insieme nella stanza di terapia?

  • Non possiamo piacere a tutti e questo vale anche per i terapeuti! Può succedere che non ti sia trovato bene nella relazione e potrai comunicarglielo e scegliere di cambiare. Il terapeuta non si offenderà!

  • Spesso non riusciamo ad aprirci totalmente con il nostro terapeuta anche quando il percorso sta andando molto bene: potrebbero esserci degli argomenti che vorremmo trattare ma che stiamo evitando di trattare, altri che proprio non riusciamo a portare in terapia. Oppure potrebbero esserci dei sentimenti (es. sentirsi molto arrabbiati o addirittura innamorati di lui/lei), potremmo farci delle fantasie fuori dalla stanza di terapia e proviamo vergogna e imbarazzo nel rivelargliele.

    Tutto quello che riusciamo a dire e anche quello che non riusciamo in quel momento a comunicargli è materiale terapeutico e racconta qualcosa di te e della tua storia.

    Il consiglio è di portarlo in terapia o di portare il fatto di non riuscire a portarlo per permetterti di lavorarci insieme con tutta la cura necessaria.

  • Di solito in ambito privato il terapeuta chiarisce nel primo colloquio come il paziente potrà comunicare con lui al di fuori della stanza. Generalmente si aspetta la seduta successiva per parlare di sé anche perché lo psicologo non potrà aiutarti nello stesso modo via telefonica o mail ma si renderà disponibile per emergenze o comunicazione emotive importanti

  • Tutte e tre queste figure sono professionisti sanitari, regolarmente iscritti ad un albo e vincolati ad un codice deontologico.

    • Lo psicologo è laureato in psicologia con un percorso magistrale, ha svolto un anno di tirocinio post-laurea e superato l’esame di stato per l’abilitazione alla professione. Può essere più o meno esperto in alcuni ambiti con corsi di formazione specifici. Comunemente può fare diagnosi, counseling, percorsi di sostegno, interventi di comunità, supporto e prevenzione del benessere.

    • Lo psicoterapeuta è uno psicologo o un medico che ha deciso di continuare il suo percorso formativo in una scuola di specializzazione della durata di 4 anni. Psicoterapeuti e psicoterapeuti in formazione possono svolgere psicoterapia. Esistono un massiccio numero di approcci e di scuole di specializzazione, ogni terapeuta sceglie quello che maggiormente lo rispecchia o lo interessa ma non esiste nessun orientamento migliore e più efficace di un altro in assoluto

    • Lo psichiatra è un medico, laureato e specializzato in questa branca della medicina. Se non è specializzato in psicoterapia non effettua percorsi terapeutici. È l’unico tra i professionisti citati a poter somministrare farmaci.

    • Infine il classico psicoanalista è semplicemente un terapeuta che ha frequentato una scuola di specializzazione ad orientamento psicoanalitico.

  • Non esistono ricette per la felicità o magie in grado di eliminare emozioni negative o vissuti dolorosi.

    Cura è molto diverso da guarigione: lo psicoterapeuta non ti aggiusta l’anima ma prova a rimarginare ferite aperte e lo fa insieme a te.

    Lo psicoterapeuta ti aiuta a migliorare la tua qualità di vita e alleviare i sintomi, a non anestetizzare o evitare quel dolore ma ad attraversarlo e accoglierlo come parte della vita.

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